Duke Ellington New York | Parte seconda
Le origini dell’orchestra del Duca nella Grande Mela
Riprendiamo il discorso su Duke Ellington con l’ingresso di due elementi eccezionali nella sua orchestra, membri di ciò che proprio Ellington chiamò “The Foundation”, Barney Bigard nel 1927 e Johnny Hodges nel 1928. Questi portarono un’aura di sensibilità nell’orchestra e il contrasto che si creò diventò un loro punto di forza. La band di Ellington aveva un metodo compositivo di tipo collaborativo. Inoltre il grande ingrediente segreto di questa orchestra era che Duke non scriveva per gli strumenti, ma per i musicisti, per il loro timbri e il loro carattere. Nei suoi brani troviamo forme di blues, progressioni armoniche di vecchie canzoni, e anche vere e proprie melodie di canzoni altrui, non come atto di plagio, ma come metodo compositivo. All’interno di questa puntata troverete una citazione da un libro di David Schiff “The Ellington Century”, compositore, direttore d’orchestra e docente all’università dell’Oregon, che mette a confronto due giganti del novecento come Duke Ellington e Igor Strawinsky.
Nel repertorio di Ellington l’aspetto descrittivo della musica ha avuto sempre grande importanza, questo probabilmente per l’utilizzo che ne aveva fatto nei floor shows all’inizio e per come poi l’avventura della sua orchestra si era evoluta. Come ad esempio l’ispirazione di Bubber Miley per East Saint Louis Toodle -oo, del 1926.
Ellington, complice la strategia promozionale messa in atto da Irving Mills, ma grazie anche tutto quello che riuscì a produrre non è visto come un arrangiatore o semplice direttore, ma come un compositore in senso europeo, un privilegio destinato davvero a pochi.