Piero Angela e la sua missione
Ci ha lasciati Piero Angela, ormai la notizia ha fatto il giro del mondo e da stamattina non faccio che pensarci. Il più grande e noto divulgatore italiano se n’è andato lasciando un vuoto che non riusciamo a immaginare. Ha lavorato fino all’ultimo giorno della sua vita e lo dimostra la prima puntata di Superquark 2022, dove si consentiva un diversivo annunciando il suo SETTANTESIMO anno di attività in Rai, ma purtroppo quell’anno non ha potuto terminarlo. Ha lasciato un messaggio malinconico ma foriero di soddisfazione, un pensiero, chiaro, delicato e dritto al punto in cui si congeda e ci lascia un compito importante:
“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.
Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio
Piero Angela”
Fare la nostra parte
Nel video che trovate qui sotto siamo nel 1978 e Piero Angela è stato invitato nel programma televisivo “Di jazz in jazz” come pianista. L’ho visto oggi linkato in giro sul web come ”un giovanissimo Piero Angela” anche se… aveva 50 anni! Forse però nel nostro immaginario esiste come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, perché lui c’è stato sempre, è invecchiato insieme a noi.
Per qualche motivo presenta il brano Now’s the time di Charlie Parker con il titolo La Marionetta, ma prima ancora Sabrina Ciuffini lo intervista e gli fa raccontare della sua infanzia e delle prime esperienze con la musica, anche se la giovane presentatrice non coglie il messaggio, da subito la sua risposta affonda nel metodo della didattica, nel modo sbagliato in cui a volte ci vengono insegnate le cose (infatti lasciò ingegneria al secondo anno proprio per questo motivo). Si nascondeva in bagno per non farsi trovare dall’insegnante di pianoforte, per fortuna non è capitato a lui, come a molti, di mollare lo strumento o una disciplina scolastica per via di un metodo sbagliato utilizzato dall’insegnante, nel suo caso è diventata una missione.
Mi piace pensare che non abbia mai abbandonato il suo strumento per il grande amore che ad esso lo teneva legato. Con questo ha dimostrato a se stesso per primo, un fatto poi concretizzato in settant’anni di carriera che lui stesso ha spiegato benissimo con queste parole:
«Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di incontro col pubblico, dal linguaggio alle trovate, dagli esempi alle battute, rifiutando quella finta serietà tanto cara all’ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma. Quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell’autore. È stato lui a cacciarlo via. […] quando sono in studio, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, un passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un’ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io. Bisogna da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall’altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza). Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile… essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso”.
Dunque per lui la divulgazione è divenuta una missione per via del potenziale che ci ha visto dentro e lo ha fatto così bene da ispirare migliaia di giovani che hanno intrapreso il percorso scientifico, accademico e non solo, grazie alla passione che lui stesso aveva suscitato in loro.
La sua carriera gli è valsa dieci lauree honoris causa e cinque cittadinanze onorarie, nonché decine di riconoscimenti come medaglie, premi televisivi, onorificenze di vario genere e gli è stato addirittura intitolato un asteroide!
Addio Piero, innamorato della vita, del jazz, della scienza ma soprattutto delle cose ben fatte e per noi di Quantestorienellamusica questo è tutto!