Barry Harris Story

Un grande musicista, uno dei didatti più attivi e generosi del Novecento

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Barry Harris è stato lungimirante, ha svolto un ruolo fondamentale nell’innesco della didattica in questo campo: aveva appena vent’anni quando ha iniziato a condurre quelli che diventarono laboratori quotidiani a casa sua.

Tra i musicisti significativi che si sono formati sotto la sua guida c’erano il trombettista Donald Byrd, i bassisti Paul Chambers e Doug Watkins, il trombonista Curtis Fuller e i sassofonisti Pepper Adams, Charles McPherson e Joe Henderson. Anche il bassista della futura Motown James Jamerson ha studiato con Harris, e anche quando Coltrane si esibiva a Detroit, si fermava da Harris per vedere quale nuova prospettiva stesse esplorando.

I fondamenti ideati da Harris negli anni ’50 sono rimasti la spina dorsale del suo insegnamento. Aspetti del suo metodo alla fine si sono infiltrati nella corrente principale della didattica del jazz, sebbene Harris non abbia mai ricoperto una posizione formale in nessuna accademia di tipo istituzionale. 

I suoi workshop sono stati un appuntamento fisso a New York a partire dagli anni ’70.

Ma più di tutto ha tenuto workshop e seminari in tutto il mondo ogni anno, con cadenze annuali, anche due volte l’anno è venuto in Italia, molti di noi lo avranno incontrato al Felt di San Lorenzo, a Roma, con musicisti provenienti da tutto il mondo, incantati dalla sua personalità, dalla semplicità della sua comunicazione e dal suo amore per la didattica del bebop che non ha precedenti. Sappiamo che molti hanno raccolto il suo metodo e lo portano avanti con amore e dedizione, questo ci consola sapendo che continuerà a vivere anche dopo di lui, come la sua musica, fatta di quel colore armonico e di quella intensità riconoscibili fino all’ultimo giorno.

Ciao Barry.

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