La Storia della musica nelle Americhe di Marcello Piras continua a occuparsi di jazz, superando il capitolo sulla fase di caos ed entrando nella fase che vede la nascita dei grandi capolavori degli anni Venti. È un periodo che è stato raccontato tante volte, ma ora è possibile vederlo dalla nuova prospettiva assicurata dall’aver già trattato le fasi storiche precedenti, come i compositori colti afroamericani di fine Ottocento. La musica di New Orleans può essere compresa così pienamente nella sua natura più autentica: non folklore cittadino emerso da stili musicali orali, ma linea del Piave di una borghesia nera colta costretta a ritirarsi nella musica da ballo per resistere alla crescente pressione delle discriminazioni razziali. Questa musica presenta inoltre una sua evoluzione interna: dopo la fase pionieristica trattata alcune conversazioni fa, vi è una fase di assestamento, in cui l’improvvisazione è minima, e poi una di maturità, in cui l’improvvisazione si estende a tutti i ruoli. I classici dischi di Joe Oliver sono quindi non una “base” tradizionale, ma l’avanguardia di New Orleans. L’esplosione dei primi solisti, come Louis Armstrong, è opera della generazione ancora successiva. Parallelo a questi eventi vi è il fiorire del jazz a Harlem, dove la musica portata da New Orleans si combina con i frutti della scena locale, più orientata verso la composizione.